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Più tasse, non per tutti
Dal 1° Maggio (o più probabilmente in luglio) verrà rimodulata l’aliquota sulla tassazione delle rendite finanziare che passa dall’attuale 20% al 26%. Il neo Premier, Matteo Renzi, ha specificato che si tratta di un aumento dovuto sia per finanziare il taglio dell’Irap del 10%, sia per allineare l’imposta all’aliquota media applicata negli altri paesi Europei Germania e Francia.
L’effetto dell’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie non è difficile da intuire e va a penalizzare ulteriormente l’investimento in determinati asset. Chi ad esempio investe su azioni italiane ad alta capitalizzazione o derivati italiani con sottostante indici o azioni italiane, pagherà oltre che la tobin tax, l’imposta di bollo sul deposito titoli dello 0.20% ed infine dal 1 Maggio una aliquota sul capital gain del 26% (più che raddoppiata rispetto a un paio d’anni fa in cui era del 12.5%)
La notizia positiva, salvo rettifiche in corso d’opera, è che non ci sarà un inasprimento della tassazione di rendimenti generati dall’investimento in conti deposito o sulla liquidità tenuta in conto corrente. Parcheggiare i propri risparmi in un conto deposito, potrebbe ritornare ad essere una soluzione di investimento conservativa da non trascurare, considerando gli attuali rendimenti dei bot su livelli bassissimi.
Il boom dei conti deposito di qualche anno fa, era giustificato dagli alti rendimenti offerti dagli istituti di credito, oltre che dal contesto economico – finanziario, alquanto incerto che induceva i più a collocare la proprio disponibilità verso alternative di investimento sicure, ma al contempo remunerative. Attualmente il rendimento dei conti deposito è notevolmente diminuito, tassi di interesse pari al 5% lordo annuo, sono ormai un miraggio, tuttavia ancora si riesce a spuntare un rendimento discreto, in media infatti un deposito a 12 mesi rende il 3% lordo.
Un investitore che vuole modificare la propria asset allocation, passando da asset più rischiosi (e più tassati) verso strumenti più conservativi troverebbe “attaccato” al suo capitale di partenza (ad esempio 100.000 euro) allo scadere della durata del deposito di 12 mesi un rendimento netto pari a 2.400 euro; si tratta di una soluzione di impiego del risparmio che non prevede costi o commissioni e in più rivolgendosi verso quegli istituti che si accollano l’imposta di bollo proporzionale pari allo 0.20% del capitale depositato , l’ammontare degli oneri da sostenere sarebbe nullo.
Pietro Di Lorenzo - Fondatore www.contosulconto.it
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