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Uno sguardo ai conti deposito all’estero
L’incertezza che contrassegna questo periodo economico-finanziario può essere affrontata dai piccoli risparmiatori con le stesse strategie dei gestori professionali che puntano su diversificazione e liquidità. In questa fase è sensato puntare a rendimenti dignitosi sul breve periodo in attesa che il quadro politico si rassereni in Europa; in particolare le alternative sono quella di parcheggiare per alcuni mesi la liquidità sui conti deposito o attraverso obbligazioni a breve scadenza avendo molta cura a selezionare l'emittente (anche sui titoli di Stato).
Rispetto alla diversificazione è possibile, per il piccolo risparmiatore, "spalmare" i propri risparmi anche in banche all’estero, naturalmente nell'assoluta legalità, riuscendo talvolta a spuntare tassi piuttosto interessanti. I conti correnti e di deposito all’estero, però, presentano una serie di criticità che è bene conoscere ex ante. In primis c'è una difficoltà legata alla conoscenza della lingua che può impedire la corretta comprensione dei documenti e la complessità a dialogare con il personale del call center soprattutto se non si conoscono i termini tecnici. In secondo luogo è necessario conoscere gli aspetti fiscali ricordando che sarà la banca italiana dalla quale partono i bonifici verso il conto estero ad effettuare le opportune segnalazioni al Fisco per conto del cliente intestatario del conto e che, nella dichiarazione dei redditi il titolare del conto deposito estero dovrà indicare nel quadro RW gli importi trasferiti all’estero e il saldo di fine anno, se superiore a 10 mila euro. Inoltre va ricordato che alcune banche estere non permettono l’apertura di conti a soggetti non residenti e che spesso i bonifici verso l’estero sono più onerosi rispetto a quelli nazionali. Infine è da considerare che l’assoggettarsi a normative straniere può far diventare difficile e costoso far valere i diritti in caso di contenzioso all’estero.
Naturalmente va considerato anche il rischio di cambio qualora il conto sia valorizzato in una valuta differente dall’euro: il suo rendimento può essere (nel bene e nel male) influenzato significativamente dall’andamento del tasso di cambio tra la valuta unica europea e quella del conto di deposito. Il rischio di cambio è invece azzerato se si investe in conti deposito comunitari, all’interno di Paesi che hanno adottato la valuta unica europea. Uno dei vantaggi di questa soluzione è che i tassi di interesse concessi dai conti di deposito esteri possono essere piuttosto redditizi.
Inoltre c’è da considerare che tutte le banche operanti all’interno della comunità europea aderiscono a un fondo di garanzia interbancario di tutela dei depositi che protegge in caso di insolvenza dell’istituto di credito. Aprendo conti in paesi diversi si riesce a diversificare il rischio paese in quanto in caso di default delle banca la copertura sarebbe a carico del Fondo di tutela dei depositi che agisce in quel paese e non di quello italiano.
Pietro Di Lorenzo - Fondatore www.contosulconto.it
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