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L’Antitrust boccia il bollo sui Conti Deposito
Anche l'Antitrust interviene richiedendo chiarimenti alle Presidenze di Camera e Senato in merito alla nuova disciplina introdotta dal decreto Salva Italia del Governo Monti (decreto legge n.16/2012) che ha portato ad una tassazione più onerosa per i conti deposito rispetto ad altri prodotti di risparmio come i libretti di risparmio e i conti correnti
La normativa introduce per il conto corrente (bancario e postale) e i rendiconti dei libretti di risparmio (anche postali) una imposta fissa di euro 34,20 per il cliente persona fisica (100 euro per persona giuridica) con una esenzione totale se la giacenza media annua è inferiore ai cinquemila euro. Per quanto riguarda, invece, i prodotti finanziari (compresi i conti deposito) l’imposta nel 2012 è pari all'uno per mille annuo con tetto massimo di 1200 euro, mentre nel 2013 sarà del 1,5 per mille senza tetto massimo. Secondo l’Antitrust in questo modo si determina, “un ingiustificato svantaggio concorrenziale e una differenziazione tra prodotti equivalenti che penalizza lo sviluppo del conto deposito, strumento di risparmio innovativo e competitivo all’interno del settore bancario”. I conti di deposito, infatti, si sono rivelati spesso una ottima soluzione per il risparmiatore che vuole parcheggiare la propria liquidità ricevendo un rendimento certamente più vantaggioso rispetto a molti altri strumenti, tanto da diventare nel 2011 la forma di risparmio più diffusa tra gli investitori italiani.
La tassazione introdotta con l’ultimo decreto legge, però, ha diminuito la convenienza di questo prodotto finanziario, e questo ha spinto diversi istituti di credito (Rendimax, SiConto!, Bcc For web, IbL Banca, YouBanking, Conto Forte) a farsi carico dell’imposta di bollo nel 2012 garantendo così lo stesso rendimento. Inoltre la nuova normativa è semplice da bypassare: le banche possono, infatti, offrire vincoli ad alto rendimento collegati ai conti correnti o ai libretti di risparmio. Se ad esempio si destinano trecentomila euro su un conto deposito vincolato 12 mesi bisognerà versare una imposta di bollo di 300€ nel 2012 e di 450€ nel 2013 contro 68.4€ per entrambi gli anni dovuti all’erario con un conto corrente, con una differenza di ben 681.6 euro nei 2 anni. Inoltre l'introduzione di una “no tax area” per libretti di risparmio e conti corrente, ma non per i conti deposito, fornisce un indubbio svantaggio concorrenziale per questi ultimi in caso di importi inferiori ai cinquemila euro. Se ad esempio la giacenza media annua su un conto corrente è pari a 4900€ non sarà dovuta alcuna imposta di bollo mentre per lo stesso importo allocato su un conto deposito bisognerà versare 34.2€ ovvero un imposta di quasi il 7% che genererebbe un rendimento netto negativo.
La nuova normativa, quindi, differenzia forme di risparmio sostanzialmente uguali facendo un distinguo che penalizza i conti deposito che non sembra giustificata poiché i libretti di risparmio e conti di deposito hanno la stessa funzione giuridica e finalità economica, con l’unica differenza concernente l’utilizzo di un supporto cartaceo per le annotazioni dei movimenti. L’augurio è che il legislatore, anche grazie all’input dell’Antitrust, riveda la normativa rendendola quanto prima più equa per i conti deposito, che sono fra gli strumenti preferiti dai risparmiatori italiani in fasi di incertezza e volatilità sui mercati come quella attuale
Pietro Di Lorenzo - Fondatore www.contosulconto.it
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